Sul campo d’allenamento non ci sono telecamere, spalti gremiti o cori della curva. Ci sono scarpe slacciate, maglie troppo grandi, ginocchia sbucciate e sorrisi larghi come il sole di giugno. È qui che nasce il calcio vero, quello fatto di sogni e palloni che rotolano senza sosta.
«Voglio imparare a correre veloce palla al piede, come Leao!».
«Perché solo io non riesco a tirare forte?».
«Mister, guardami! Sei palleggi!».
Sono frasi che, per chi vive il campo, suonano come musica. Piccole dichiarazioni d’amore verso un gioco che, a quell’età, è ancora puro.
C’è chi si lamenta perché “lui me le para tutte”, chi chiede di rifare le squadre perché “loro sono più forti” e chi, con un filo di orgoglio, domanda: “Oggi posso essere io il capitano?”.
Ogni parola è una pennellata di entusiasmo, ogni espressione un ricordo che resterà.
Gli allenatori lo sanno: a volte la seduta si blocca, l’esercizio non fila liscio. I bambini sono distratti, vivaci, incontenibili. Ma è proprio lì la bellezza: trasformare un semplice allenamento in un’avventura, un esercizio in una sfida divertente.
Il gioco, per loro, è molto più che correre dietro a un pallone. È correre dietro a un sogno.
E serve poco: un campo, un pallone e un mister che non dimentichi mai di essere stato bambino.
Daniele Colasuonno questa filosofia l’ha trasformata in pagine da leggere, con storie e riflessioni che parlano a chi il calcio lo vive davvero.