Mer. Set 24th, 2025

Territorio e benessere: il viaggio alla scoperta della paposcia di Vico del Gargano assieme a Giuseppe Moreschi (titolare del marchio paposcerie Moro’s).

Quando il benessere incontra il territorio, spesso passa anche attraverso l’arte culinaria, in un dialogo silenzioso tra storia, tradizioni e sapori che resistono al tempo. È proprio qui, nei paesi di antiche origini, che il cibo non è solo nutrimento, ma racconto, identità, memoria.

Con la nostra consueta rubrica “Benessere”, vogliamo condurvi oggi tra i vicoli di un borgo che sembra uscito da una fiaba medievale, per scoprire un piatto unico, tanto antico quanto vivo nella cultura gastronomica garganica: la paposcia. Una specialità che parla di terra, di mani sapienti e di ingredienti semplici, raccolti a pochi passi da dove vengono trasformati. Un prodotto che si può gustare solo qui, tra gli aspri e meravigliosi paesaggi del Gargano, in provincia di Foggia, nel cuore di Vico del Gargano.

Situato all’interno del Parco Nazionale del Gargano, Vico è uno dei “Borghi più belli d’Italia”, con radici che affondano nel XII secolo. Le sue strade lastricate, le porte medievali, gli archi e i palazzi in pietra raccontano di un tempo in cui il borgo era centro di commercio, devozione e vita comunitaria. Conosciuto come il “Paese dell’Amore” per la secolare devozione a San Valentino, offre al visitatore un’esperienza che unisce spiritualità, arte e natura.

La sua posizione è incantevole: a soli 6 km dalle spiagge dorate di San Menaio e a breve distanza dalla fresca e ombrosa Foresta Umbra, polmone verde del Gargano. Un crocevia tra mare e montagna, dove agrumeti profumati si mescolano al vento salmastro e al canto delle cicale.

Ma Vico è anche la patria indiscussa della paposcia, quella autenticamente vichese, che nasce da una ricetta tanto semplice quanto esigente: farina, acqua, lievito, olio extravergine e il sapere antico delle mani che l’impastano. Ogni morso racchiude l’essenza di una tradizione secolare e di un territorio che ha saputo difendere la propria identità gastronomica.

Passeggiando per il borgo e le sue frazioni, non è raro imbattersi nelle tipiche paposcerie, locali che hanno un’unica missione: sfornare paposce calde, pronte a essere farcite con condimenti tradizionali o innovativi, accontentando così sia i puristi della tradizione sia chi ama sperimentare nuovi sapori.

Tra i nomi più noti, dei mastri Paposciari, spicca quello di Giuseppe Moreschi, classe 1992, vichese doc e vero ambasciatore della paposcia. Con il marchio “Moro’s”, sinonimo di qualità, Giuseppe è ormai diventato un punto di riferimento (nella provincia di Foggia) a San Menaio, Lido del Sole e Peschici, fino ad arrivare a portare la paposcia oltre i confini pugliesi, infatti approderà a breve anche in Abruzzo, a Pescara, per far conoscere questa eccellenza anche a nuovi palati.
Proprio il buon Giuseppe, titolare dei punti Moro’s, ci ha aiutato a meglio percorrere e comprendere il percorso gastronomico tipico del territorio.

Il Signor Giuseppe Moreschi (il nonno di Giuseppe) assieme alla moglie Sig.ra Caterina preparano una paposcia


Giuseppe, permettimi di presentarti: sei considerato una vera e propria istituzione nel territorio che abbraccia Vico del Gargano, Peschici e Rodi Garganico. Il marchio Moro’s, sinonimo di qualità, è ormai un punto di riferimento soprattutto a San Menaio, Lido del Sole e Peschici. Oggi, però, il tuo nome sta varcando i confini regionali, per approdare sino a Pescara, in Abruzzo, porterai con te l’autentica paposcia di Vico del Gargano in nuove terre e tra nuovi palati.
“Io sono un cosiddetto figlio d’arte, proveniente da ben quattro generazioni di pizzaioli. Si può dire che sono nato tra acqua e farina, guardando mia nonna che faceva le pizze e le paposcie. Ricordo che già all’età di 6 anni mi divertivo ad affiancarla; la nonna mi dava un pezzettino della cosiddetta “massa” e da lì, giocando, tutto ha avuto inizio! Una volta diventato più grande sono stato “promosso” nella pizzeria di famiglia, “da Tony”, una tra le pizzerie storiche del Paese, nata grazie all’impegno dei miei nonni che avviarono l’attività nell’anno 1980, ad oggi tra l’altro sempre aperta e gestita dal mio Papà. La mia gavetta è praticamente iniziata all’età di 16 anni e per otto anni ininterrotti, la mattina andavo a scuola e la sera in pizzeria. Mi piaceva aiutare la mia famiglia, l’ho fatto con lo spirito d’imparare ed infatti per me è stato un banco di prova importantissimo che ha contribuito a fondare le basi ben solide per il mio lavoro. Con il grande bagaglio acquisito negli anni ho deciso d’intraprendere nuovi percorsi, gli studi universitari in Scienze Turistiche (Tourism Management) che mi hanno portato ad acquisire una vision più ampia, difatti dopo aver terminato il percorso accademico mi sono diviso tra Panama (qui ho sviluppato anche la mia tesi), Miami, Medellin e Londra. All’estero ho contribuito all’apertura di diverse attività legate al mondo della pizza, infine forte del know how acquisito ho deciso di avviare il progetto Moro’s in Italia”.


Molti si domandano: cos’è esattamente la paposcia? Io, invece, vorrei partire dall’origine: da dove nasce?
E ancora: come si distingue da altri prodotti simili, come la pizza o la focaccia?

“Potrei scrivere un libro su cos’è la paposcia! Senz’altro possiamo dire che ha origini antiche, le prime testimonianze risalgono al XVI secolo. Era conosciuta come il pane dei poveri, era il prodotto che avanzato nei forni veniva donato alle persone meno abbienti per sfamare, spesso anche alle persone che lavoravano la terra. Esattamente, i fornai, per verificare la temperatura del forno, staccavano un pezzo d’impasto di pane e lo utilizzavano per testarne l’efficienza calorica, così da avviare al momento giusto il processo di panificazione. Il termine paposcia richiama la proboscide dell’elefante, questa pizza tipica legata al territorio del Gargano, perché è nata appunto a Vico. Ho delle testimonianze familiari dirette poiché il mio bisnonno aveva un forno nel centro storico di Vico, da qui posso confermarlo attraverso i racconti reali di mio nonno. La paposcia, è nato come piatto semplice, agli albori, quella donata ai poveri, veniva condita con pecorino ed olio, comunque quasi sempre con un formaggio”.


Parlando di benessere e territorio, perché dovremmo assaggiarla? Gli ingredienti a chilometro zero ne fanno un prodotto di altissima qualità, una rarità preziosa di questi tempi. Quanto contano, secondo te, la tradizione e la ricerca dell’innovazione in questo settore?
“La poposcia, quella antica, come accennato era condita con formaggio ed olio. Oggi il prodotto ha visto tante evoluzioni. La ricerca delle innovazioni in questo settore è molto importante, il segreto per garantire benessere, autenticità e qualità credo passi attraverso lo studio dei prodotti del territorio che rappresentano per noi il valore aggiunto. Quest’anno in particolare ho deciso di sponsorizzare abbinamenti diversi, tra cui l’ultimo che ha riscosso grande popolarità quello costituito da fichi, ricotta, noci e vincotto, quest’ultimo prodotto direttamente da mia nonna. L’abbinamento si è rivelato un successo vero e proprio grazie ad un mio video, divenuto virale sui social, che ha contribuito a far conoscere il prodotto al pubblico dell’intera provincia di Foggia che si è letteralmente catapultato ai nostri punti Moro’s per assaggiarlo”.


Cosa rende la paposcia un’esperienza gastronomica imperdibile per chi vuole scoprire l’anima più autentica di questi territori?
“Non puoi essere stato sul Gargano se non hai mangiato la paposcia. È come mangiare un pezzo di storia di Vico del Gargano, è un prodotto in grado di farti viaggiare nel tempo, una pietanza che ha radici collegate all’antichità del territorio!”.


In un mondo dove tutto corre veloce, la paposcia di Vico del Gargano resta un inno alla lentezza e alla genuinità: un’esperienza gastronomica che non si limita al gusto, ma diventa un viaggio nei secoli, nei paesaggi e nell’anima di uno dei borghi più belli del Sud Italia.
“La paposcia di Vico è l’autentica, quella vera: sarà l’aria, o forse le tradizioni tramandate di generazione in generazione, a renderla una pietanza unica nel suo genere. Con Moro’s la nostra missione è portare questa eccellenza oltre i confini regionali, valorizzandola con ingredienti di altissima qualità, rigorosamente a km 0.
A ottobre sbarcheremo a Pescara per far conoscere le nostre tradizioni anche in Abruzzo. È un progetto a cui lavoro con visione di medio-lungo termine, iniziato nel 2021 con l’apertura a San Menaio, seguito da Lido del Sole e Peschici.
Credo nel potenziale della paposcia non solo come prodotto di nicchia legato alla Capitanata, ma come specialità capace di affermarsi a livello nazionale e, perché no, internazionale. Il mio sogno? Portare un giorno Moro’s anche a Miami, città dove ho lavorato per oltre un anno, per diffondere oltreoceano un autentico pezzo di Vico del Gargano”.

Visitare Vico del Gargano, quindi, non significa solo scoprire un borgo dal fascino medievale, a due passi dal mare e dalla foresta, ma anche vivere un’esperienza gastronomica che racconta l’anima autentica di questi luoghi. Una paposcia calda tra le mani, il profumo di agrumi nell’aria, il suono delle campane tra le vie di pietra: questo è il Gargano che rimane nel cuore.

Giuseppe Moreschi titolare del Moro’s

SPUNTI DI VISITA
Vico del Gargano: cosa vedere oltre la paposcia

Visitare Vico del Gargano significa immergersi in un borgo che profuma di agrumi, storia e mare. Dopo aver gustato una paposcia fragrante, il viaggio può continuare tra scorci pittoreschi e luoghi che raccontano secoli di vita.

Centro Storico Medievale – Un dedalo di vicoli in pietra, archi e balconi fioriti. Il cuore è la Largo San Domenico, dominata dall’omonima chiesa con il suo campanile elegante. Passeggiare qui è come attraversare le pagine di un libro antico.

Passeggiando tra i vicoli di Vico del Gargano, il tempo sembra fermarsi: le stradine si intrecciano come in un abbraccio, tra piccole case in pietra e scorci che raccontano storie medievali. Il Castello, il Palazzo della Bella, le antiche chiese e il suggestivo Vicolo del Bacio custodiscono segreti e leggende, mentre i “trappeti” scavati nella roccia narrano la fatica e l’orgoglio contadino. Conosciuto come il Paese dell’Amore, Vico celebra ogni febbraio il suo patrono, San Valentino, tra agrumi profumati e tradizioni secolari. I tre quartieri storici – Terra, Civita e Casale – formano un borgo che è poesia di pietra, sospeso tra il mare e la Foresta Umbra, dove ogni passo è un incontro con la bellezza autentica del Gargano.

Il Trionfo delle Chiese – Vico vanta un patrimonio sacro sorprendente: la Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta, custode di opere d’arte preziose; la Chiesa di San Pietro, tra le più antiche; la Chiesa del Purgatorio, con il suo fascino popolare; la Chiesa della Misericordia, al cui interno è custodito un organo ottocentesco; la Chiesa di San Domenico che sorge al centro dell’antica piazza principale del paese; la Chiesa di San Giuseppe; la Chiesa di S. Maria del Suffragio, sede dell’antica Accademia degli “Eccitati Viciensi”, una sorta di congrega dove gli aderenti discutevano di questioni sociali ed economiche.

San Menaio e le sue spiagge – A soli 6 km dal centro, il mare si apre con distese di sabbia dorata lambite da acque cristalline. Perfette per chi ama rilassarsi al sole o fare lunghe passeggiate al tramonto.

La Foresta Umbra – Patrimonio UNESCO, è un polmone verde a pochi minuti dal borgo. Sentieri ombrosi, laghetti, fauna selvatica e panorami mozzafiato: un paradiso per escursionisti e amanti della natura.

Il Percorso degli Agrumeti – Vico è terra di arance e limoni dal profumo intenso. Nei mesi di fioritura, camminare tra gli agrumeti è un’esperienza sensoriale che unisce natura e tradizione contadina.

Belvederi e tramonti – Da diversi punti del borgo si possono ammirare viste che spaziano dal blu dell’Adriatico al verde della Foresta Umbra. Un ricordo che rimane nel cuore di chi visita.

Di Giuseppe Il Grande

Giuseppe Il Grande, scrittore e redattore sportivo, ha maturato un’ampia esperienza collaborando con numerose testate giornalistiche. Nato a Foggia nel 1979, si occupa di tematiche eterogenee – dalla cultura allo sport, dall’ambiente ai viaggi – con uno stile narrativo che punta a valorizzare il lato umano delle storie. Appassionato di storia medievale e araldica, arricchisce i suoi racconti con riferimenti storici e simbolici, offrendo profondità culturale e nuove prospettive interpretative. Il suo obiettivo è promuovere positività e benessere attraverso le esperienze autentiche dei protagonisti che racconta.