A sette anni dall’ultimatum di Coverciano, la regola resta disattesa. E gli “allenatori” non abilitati dilagano ancora
Nel 2018 il Settore Tecnico di Coverciano lanciò un messaggio forte: “Basta allenatori senza patentino. Entro due anni tutti dovranno essere abilitati”. Un ultimatum netto, che prometteva di porre fine a una delle più grandi storture del calcio dilettantistico italiano.
E invece, sette anni dopo, siamo ancora qui a raccontare una realtà distorta: nei dilettanti sono ancora troppi quelli che siedono in panchina senza licenza, se così possiamo chiamarli “allenatori”. Amici dei presidenti, ex giocatori mai formati, figure improvvisate scelte più per convenienza che per competenza.
Il danno alla formazione
Così facendo, si toglie spazio a tecnici veri, formati e abilitati, che hanno investito tempo e denaro nei corsi federali. E soprattutto si danneggia la crescita dei giovani calciatori, privati della possibilità di essere allenati da chi davvero conosce il mestiere.
Dove sono i controlli?
La FIGC accetta l’iscrizione delle società, ma spesso non verifica la presenza obbligatoria di un tecnico abilitato. E il Settore Tecnico? Silenzio. Le panchine sono ancora occupate da chi non ha titoli, né competenze, né formazione.
Il risultato? Un sistema viziato.
Nel marasma dei campionati regionali e provinciali, ci sono “mister” che vantano qualche presenza in Promozione e si fanno pagare come professionisti. Portieri e attaccanti trattati come oro, allenatori con la valigetta piena di sponsor, dirigenti che non sanno cosa sia un piano tecnico… Tutto questo mentre il movimento dilettantistico arranca.
È ora di dire basta.
Il calcio dilettantistico merita rispetto. Non può essere un mondo senza regole. La FIGC deve intervenire con forza, pretendendo allenatori abilitati e professionali. Non servono slogan, servono fatti.
La panchina è un luogo sacro. Non può essere occupata da chi non sa nemmeno cosa significhi allenare.