Gio. Lug 17th, 2025

Nel grande circo del calcio globale, sembra esserci sempre meno spazio per lo sport e sempre più per gli assegni. Dopo Qatar 2022 e il prossimo Mondiale a tre teste (USA, Messico, Canada), il 2030 sarà il turno del mondiale “nomade”: Europa, Africa e Sudamerica in un’unica rassegna. Ma non fatevi distrarre dall’apparenza multiculturale. Il vero grande protagonista è dietro le quinte: il denaro.
E non uno qualunque, ma quello del fondo sovrano saudita PIF e del colosso petrolifero Aramco, entrambi diventati in pochi anni finanziatori centrali della FIFA.

Che l’Arabia Saudita ospiterà il Mondiale 2034 è ormai noto. Che abbia comprato questo diritto con investimenti miliardari nel calcio globale, è altrettanto evidente.
Pochi lo dicono chiaramente, ma il messaggio è fin troppo chiaro: non conta dove si gioca, ma chi paga per farlo accadere.

I soldi valgono più dei diritti

È qui che il problema diventa etico, non solo sportivo.
Mentre le organizzazioni per i diritti umani continuano a denunciare le gravi violazioni che persistono nel regno saudita — dalla censura politica alla condizione femminile, dai processi sommari alle persecuzioni degli oppositori — la FIFA stringe accordi promozionali con i protagonisti del sistema. E lo fa in silenzio.

Si parla di “Vision 2030”, di “trasformazione economica tramite intrattenimento”. Ma è difficile non vedere in tutto ciò una gigantesca operazione di sportwashing, cioè l’uso dello sport per ripulire l’immagine di un regime.

Da Zurigo a Riad: la nuova mappa del potere calcistico

Nel calcio globale targato FIFA, i valori sono diventati accessori. L’etica, sacrificabile. E la passione? Una scusa buona per far digerire qualsiasi decisione.
La Zurigo della trasparenza è oggi la cassaforte di nuovi padroni geopolitici, più interessati a costruire immagine che a costruire stadi per i tifosi.
Si gioca su tre continenti, si vola per 10mila km, si parla di “progresso”. Ma a vincere non è il calcio: è il business.


La domanda è semplice: dov’è finita la voce del calcio che conta, quando si tratta di scegliere da che parte stare?
Perché se i mondiali del futuro si decidono nei board finanziari e non nei cuori dei tifosi, allora la FIFA ha già perso la partita.