Aveva vinto tutto sul campo, ma potrebbe non iscriversi nemmeno.
Il Vastogirardi, simbolo calcistico del Molise e protagonista assoluto dell’ultima stagione in Eccellenza, è ad un passo dal ritiro. Non tecnico, non sportivo — ma economico. Un epilogo che suona come un paradosso: che senso ha trionfare, se poi non ci si può permettere di continuare?
Il club del presidente Andrea Di Lucente, dopo aver centrato la promozione in Serie D con una stagione da incorniciare, si ritrova oggi con le spalle al muro. Il problema, come troppo spesso accade in queste realtà, è la sostenibilità economica. I costi di gestione della quarta serie sono insormontabili senza fondi solidi, sponsor forti o una rete territoriale capace di sostenere un progetto a lungo termine. E quel progetto, portato avanti per anni con orgoglio e dedizione, ora scricchiola paurosamente.
Le vie alternative sembrano già tutte sbarrate. L’ipotesi di cessione del titolo sportivo non ha prodotto risultati concreti. Neppure la pista di una fusione con l’Olympia Agnonese — una suggestione che avrebbe potuto salvare la categoria e dare vita a un’unica bandiera per l’intero territorio — si è concretizzata. Troppi ostacoli, poche certezze.
Come se non bastasse, è arrivata la mazzata dalla Procura Federale: sette mesi di inibizione per Di Lucente, una multa di 700 euro e soprattutto due punti di penalizzazione per la prossima stagione, legati a vertenze con ex tesserati. Un peso in più, su una barca già in balìa della tempesta.
Una riflessione è d’obbligo: cosa resta di una favola sportiva se, alla fine, non si riesce nemmeno a partire? Cosa si racconta ai tifosi, ai ragazzi del settore giovanile, a un’intera comunità che ha creduto nel progetto, se il successo si trasforma in fallimento organizzativo?
Per anni il Vastogirardi è stato un modello di resilienza calcistica, un esempio per chi crede che anche dai piccoli paesi si possano scrivere storie importanti. E oggi, proprio quel modello rischia di diventare un monito: senza programmazione e basi solide, anche le imprese più belle si sgretolano.
Il futuro del Vastogirardi è appeso a un filo. E con lui, quello di un’intera visione di calcio. Un calcio che non dovrebbe morire dopo aver vinto.