Analisi editoriale a cura della redazione di Punto Sport Stadio
Nel nostro lavoro quotidiano di giornalisti sportivi locali — che diamo spazio con passione e competenza a tutte le realtà, dalle più strutturate a quelle emergenti — ci troviamo sempre più spesso di fronte a un fenomeno curioso. Anzi, diciamolo chiaramente: un teatrino tragicomico che ha del grottesco.
Quando cerchiamo di contattare un presidente, un direttore sportivo, un dirigente qualunque di una società dilettantistica locale, con l’intento nobile e trasparente di dare visibilità, raccontare storie, valorizzare atleti e progetti, ci imbattiamo in una muraglia di pretattiche degne della Champions League.
C’è chi si nega al telefono come fosse un plenipotenziario della UEFA, chi “non può rilasciare dichiarazioni”, chi “sta trattando con un calciatore ma non si può dire nulla” (neanche se si tratta di un over 40 reduce da un anno sabbatico), e chi — attenzione! — finge di essere già in conferenza stampa con Sky Sport, mentre noi stiamo solo cercando di sapere se hanno rinnovato un attaccante con 2 gol in stagione.
E intanto, mentre le piccole squadre si affannano ad avere più dirigenti che calciatori, nessuno è in grado di spiegare davvero chi fa cosa. Presidenti, vicepresidenti, direttori generali, direttori dell’area tecnica, responsabili scouting, segretari operativi, team manager, consulenti, consulenti dei consulenti… e poi? Mancano solo il “responsabile delle pause caffè” e il “team leader del terzo tempo”.
Tutto questo per dire cosa? Che va benissimo ambire, crescere, sognare, ma per favore, torniamo con i piedi per terra. Non serve fare mistero su ogni movimento, non state trattando Mbappé. State solo cercando di rinforzare — ed è giusto così — una rosa per un campionato amatoriale o di Prima Categoria, Promozione…
Noi di Punto Sport Stadio saremo sempre qui, pronti a raccontare con rispetto e passione il calcio delle piccole realtà, ma non possiamo fare giornalismo se ci trasformate ogni chiamata in un interrogatorio segreto del KGB.
Quindi, cari presidenti e dirigenti, smettete di atteggiarvi a Florentino Pérez o Marotta di provincia, fatevi trovare disponibili, collaborativi e sinceri. Perché alla fine, questo è calcio… ma è anche comunicazione. E chi sa comunicare bene, vince anche fuori dal campo.
Firmato: la redazione (con il taccuino pieno e la pazienza al limite)